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MONDO

Sulle orme di Wojtyla e di Benedetto XVI

Papa Francesco visita la Sinagoga: insieme per pace in Terra Santa e in Europa

"Todà rabà", grazie mille. Papa Francesco arriva al Tempio maggiore di Roma e ringrazia con questo saluto in ebraico la comunità "della calorosa accoglienza". La visita si è svolta in un clima molto amichevole: il Papa si è lungamente trattenuto a salutare tutti i presenti, esponenti del mondo ebraico italiano ed europeo. Tra i presenti in sinagoga anche il prefetto di Roma Franco Gabrielli e il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca.

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"Né la violenza né la morte avranno mai l'ultima parola davanti a Dio, che è il Dio dell'amore e della vita. Noi dobbiamo pregarlo con insistenza affinché ci aiuti a praticare in Europa, in Terra Santa, in Medio Oriente, in Africa e in ogni altra parte del mondo la logica della pace,della riconciliazione, del perdono, della vita". Così papa Francesco nel suo discorso alla Sinagoga di Roma, la terza visita di un pontefice al Tempio ebraico. 

Creature di Dio
Papa Francesco, nel discorso tenuto durante la visita alla sinagoga di Roma ha parlato anche di ambiente: "Insieme con le questioni teologiche, non dobbiamo perdere di vista le grandi sfide che il mondo di oggi si trova ad affrontare. Quella di una ecologia integrale è ormai prioritaria, e come cristiani ed ebrei possiamo e dobbiamo offrire all`umanità intera il messaggio della Bibbia circa la cura del creato. Conflitti, guerre, violenze ed ingiustizie aprono ferite profonde nell`umanità e ci chiamano a rafforzare l`impegno per la pace e la giustizia. La violenza dell`uomo sull`uomo è in contraddizione con ogni religione degna di questo nome, e in particolare con le tre grandi religioni monoteistiche".

La sacralità della vita
"La vita è sacra, quale dono di Dio. Il quinto comandamento del Decalogo dice: 'Non uccidere'. Dio è il Dio della vita, e vuole sempre promuoverla e difenderla; e noi, creati a sua immagine e somiglianza, siamo tenuti a fare lo stesso". "Ogni essere umano in quanto creatura di Dio - ha spiegato Francesco - è nostro fratello, indipendentemente dalla sua origine o dalla sua appartenenza religiosa. Ogni persona va guardata con benevolenza, come fa Dio, che porge la sua mano misericordiosa a tutti, indipendentemente dalla loro fede e dalla loro provenienza, e che si prende cura di quanti hanno più bisogno di Lui: i poveri, i malati, gli emarginati, gli indifesi. Là dove la vita è in pericolo, siamo chiamati ancora di più a proteggerla".

Grazie mille
"Todà rabà", grazie mille. Così, in ebraico, papa Francesco ha preso la parola nel Tempio maggiore di Roma per ringraziare la comunità ebraica "della calorosa accoglienza". Il Papa, proseguendo il suo discorso, ha ricordato: "le nostre relazioni mi stanno molto a cuore" e "nel dialogo ebraico-cristiano c'è un legame unico e peculiare; in virtù delle radici ebraiche del cristianesimo, ebrei e cristiani devono dunque sentirsi fratelli, uniti dallo stesso Dio".  Si è concluso intorno alle 17:25 l'incontro ufficiale. Il Pontefice era arrivato al Tempio Maggiore di Roma alle 15:50.

Scambio di doni
Il Rabbino capo di Roma ha donato al Papa un calice e un quadro del pittore Georges De Canino raffigurante una menorah e il Papa ha donato un esemplare del codice vaticano databile al XIV secolo. Il Papa ha raccolto un lungo applauso in Sinagoga dopo il suo discorso. Dopo lo scambio dei doni, la visita ufficiale del pontefice al Tempio Maggiore si è conclusa. Papa Franceso si è recato in colloquio privato con il Rabbino Di Segni.

L'arrivo in sinagoga a piedi
Il Santo Padre ha raggiunto il Tempio Maggiore a piedi provenendo da via Catalana,accompagnato dal presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, e dalla presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello. Sulla scalinata ha incontrato il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, abbracciandolo affettuosamente, e insieme sono entrati nella Sinagoga dove, con la Comunità romana, sono presenti esponenti di diverse Comunità ebraiche d'Europa, il prefetto di Roma Franco Gabrielli e il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca e il fondatore della comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi.

Tra smartphone e turisti sbalorditi
Al suo arrivo davanti la sinagoga di Roma, il Papa è stato salutato da un applauso dalla folla. Romani e molti turisti hanno immortalato l'ingresso del pontefice con i loro smartphone e tablet. Anche dall'interno della sinagoga c'era chi non ha voluto perdersi l'occasione di avere una foto del Papa sul suo telefonino. Tanti gli smartphone che si sono 'affacciati' dalle finestre aperte proprio sopra l'ingresso della sinagoga. "E' arrivato in sordina. Con il suo stile sobrio" commenta una signora non appena lo vede da lontano. "Is the Pope? Is the Pope? Fantastic!", dice una turista americana incredula di trovarsi a pochi metri dal pontefice. 

Dialogo possibile
"L'incontro odierno dimostra che il dialogo tra le grandi fedi è possibile", ha detto la presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, dando il benvenuto a Papa Francesco in Sinagoga. "Sono emozionata" ha aggiunto, ricordando come la distanza tra il Tempio Maggiore e San Pietro "seppur breve, è sembrata per secoli incolmabile". 

Consuetudine fissa
La visita di Papa Francesco in Sinagoga "è decisamente il segno concreto di una nuova era, dopo tutto quanto è successo nel passato", è quanto ha affermato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, accogliendo Bergoglio nel Tempio Maggiore. "Secondo la tradizione giuridica rabbinica, un atto ripetuto tre volte diventa Chazaqa', consuetudine fissa", ha osservato il rabbino. 

La terza visita di un Papa alla sinagoga
Una visita di grande significato quella di Papa Francesco al Tempio Maggiore di Roma. Begoglio è il terzo pontefice a recarsi nella sinagoga. Una visita "ancora più rilevante" delle precedenti di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI "nella crescita irreversibile della reciproca conoscenza (ancora scarsa, per la verità) e dell'amicizia", scrive Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede.

Wojtyla nel 1986; Ratzinger nel 2010
Una visita sulle orme di Giovanni Paolo II, il primo a entrare nella Sinagoga nel 1986. Benedetto XVI ci andò il 17 gennaio del 2010. "Sarà una visita vera, non ingessata", ha annotato Fabio Perugia portavoce della comunità ebraica nel presentare la visita di papa Francesco. "Non vedremo in prima fila le istituzioni ma la gente della comunità ebraica: da chi si occupa dei poveri ai giovani, fino agli ex deportati.

Bergoglio: "Bandire gli atteggiamenti antisemiti"
Papa Francesco più volte ha esortato a bandire atteggiamenti antisemiti: "Che sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna. È una contraddizione che un cristiano sia antisemita. Le sue radici sono ebree: un cristiano non può essere antisemita. Coltivare sentimenti antisemiti è una grave offesa a Dio".

Il ricordo delle deportazione e dell'attacco terroristico
La visita di Papa Francesco si è aperta con il ricordo di due ferite inferte nel secolo scorso agli ebrei romani. Francesco si è recato prima davanti alla lapide segnata da una data, il 16 ottobre 1943, giorno in cui le SS invasero il ghetto e deportarono 1024 ebrei romani nel campo di sterminio di Auschwitz. 

Poi il Pontefice ha raggiunto il luogo che ricorda l'attacco terroristico del 1982 che causò la morte del piccolo Stefano Gay Taché e il ferimento di 37 ebrei romani. "Un omaggio alle vittime e ai loro familiari significativo - annota L'Osservatore Romano - come le parole che saranno pronunciate all'interno della sinagoga. In un'epoca in cui l'intera comunità umana continua a essere colpita dall'odio che nasce dal razzismo e che usa il nome di Dio per uccidere, l'incontro fraterno tra cattolici ed ebrei dice al mondo che nel nome di Dio si vive il dialogo e si testimonia la pace.

Ghetto off-limits
Nell'area a ridosso della Sinagoga, interdetta a uomini e mezzi, sono state effettuate bonifiche dalle forze dell'ordine. Una ieri, l'altra oggi, compreso il sottosuolo dell'area del Tempio Maggiore e del Portico d'Ottavia. Gli affacci dei palazzi intorno alla sinagoga vengono utilizzati come postazioni di sorveglianza.

Al lavoro anche il servizio di sicurezza interno della comunità ebraica romana che collabora con le forze dell'ordine. Restano validi i provvedimenti di 'no fly zone' che riguardano lo spazio aereo di Roma entrati in vigore con l'inizio del Giubileo.